BORIS PAHOR, FIGLIO DI NESSUNO UN’AUTOBIOGRAFIA SENZA CONFINI Rizzoli

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L’autobiografia scritta da Boris Pahor con Cristina Battocletti, intitolata Figlio di nessuno, è la preziosa testimonianza di uomo che venuto al mondo all’inizio del secolo scorso, è personaggio rappresentativo e simbolico della nostra epoca. Nato a Trieste in una famiglia slovena, ha sofferto l’esperienza di quanti furono considerati “figli di nessuno”, e perciò privati dei loro confini fisici e spirituali. La dedica che egli ha voluto per il suo ultimo libro ne è il miglior viatico, che la Giuria di questo Premio fa proprio: “In memoria delle vittime del periodo fascista, del nazismo e della dittatura comunista

FIGLIO DI NESSUNO

Queste sono le memorie di una “cimice”: così infatti l’Italia fascista definiva apertamente gli sloveni, “figli di nessuno” per un quarto di secolo. Sono i ricordi di un ragazzo derubato della sua cultura. Di un prigioniero che lotta per sopravvivere. Di un marito e padre aspro e intenso. Di un uomo libero. Dall’infanzia poverissima segnata dalle discriminazioni alla Resistenza, dalla guerra in Libia alla scoperta dell’amore, dall’impegno politico a quello letterario, Pahor traccia in questo libro il bilancio senza reticenze di una vita trascorsa ad attraversare confini fisici e spirituali, e solleva un velo sugli aspetti più privati del suo passato regalandoci un autoritratto inedito e umanissimo. Trovano posto in questa narrazione le passioni intellettuali e gli amori in carne e ossa: quello travolgente per Arlette, la ragazza francese conosciuta in sanatorio all’indomani della liberazione e che lo restituì alla vita, l’inquieta relazione con Danica, giovane antifascista trucidata insieme al marito dai collaborazionisti sloveni o dai comunisti in un mistero ancora non risolto. E poi il matrimonio con la bellissima Rada, permeato da una profonda condivisione ma segnato da assenze e allontanamenti sentimentali. Mentre sullo sfondo si delinea uno scorcio potente del secolo scorso che restituisce alla memoria la storia degli sloveni dei nostri confini orientali, in un intreccio di eventi storici e vissuto privato. “Non ho paura della morte come tale, è più il dispiacere infinito di perdere la vita. Certo, anche il mistero imponderabile di ciò che c’è dopo mi provoca inquietudine. Ma più di tutto mi dispiace perdere le cose positive della vita: le donne che ho amato, e la natura” riflette Pahor in pagine memorabili sul senso e il pensiero della fine. E alle soglie dei cento anni ci regala il privilegio di accompagnare un grande uomo e un grande testimone nel suo più intimo viaggio nel passato e nel futuro

BORIS PAHOR

Nato a Trieste nel 1913 è il maggiore scrittore sloveno di cittadinanza italiana. Ha dato voce all’esperienza della deportazione politica, vissuta nei lager nazisti, nel suo capolavoro “Necropoli” (2008). Pahor ha scritto una trentina di titoli, tradotti

in più di dieci lingue, tra i quali “Il rogo nel porto” (2008), “Una primavera difficile” (2009), “La villa sul lago” (2011). Questa è la sua unica autobiografia

CRISTINA BATTOCLETTI

Nata a Udine nel 1972 lavora alla “Domenica” del Sole 24 Ore dove cura gli spettacoli e segue i festival

cinematografici, oltre a occuparsi di letteratura dei Balcani.

Ha vinto diversi premi letterari. Un suo testo, selezionato al Grinzane Cavour, è edito

nei “Racconti del sabato sera” (Einaudi, 1995).

Vive a Milano con le figlie Olga e Nora