Luca Ronconi
Luca Ronconi nasce l’8 marzo 1933 a Susa (Tunisia). Si diploma all’Accademia d’Arte Drammatica di Roma nel 1953 ed esordisce come attore con ruoli da protagonista in spettacoli diretti da registi come, tra gli altri, Luigi Squarzina, Orazio Costa e Michelangelo Antonioni. A partire dal 1963 compie le sue prime esperienze registiche all’interno della Compagnia Gravina/Occhini/Pani/Ronconi/Volonté per la quale cura l’allestimento di La buona moglie, abbinamento in un solo spettacolo di due testi goldoniani, La putta onorata e La buona moglie.
Nel 1966 realizza I lunatici di Middleton e Rowley ed è salutato dalla critica come uno degli esponenti di punta dell’avanguardia teatrale italiana. Lo spettacolo che consacra Ronconi alla fama internazionale è Orlando Furioso (1969) di Ariosto, nella riduzione elaborata da Sanguineti. Dal 1975 al 1977 è Direttore della Sezione Teatro alla Biennale di Venezia e tra il 1977 e il 1979 fonda e dirige il Laboratorio di progettazione teatrale di Prato. Negli anni Ottanta, alcune fondamentali tappe del percorso di ricerca ronconiano, considerate anche come indiscutibili vertici della storia del teatro italiano del dopoguerra, sono: Ignorabimus di Holz (1986), Dialoghi delle carmelitane di Bernanos (1988) e Tre sorelle di Cechov (1989).
Dal 1989 al 1994 dirige il Teatro Stabile di Torino. Risalgono a questo periodo, tra gli altri, Mirra di Alfieri (1988), Strano interludio di O’Neill, L’uomo difficile di Hofmannsthal e Gli ultimi giorni dell’umanità di Kraus (1990), allestito nel vasto ambiente della sala-macchine del Lingotto di Torino, evento assoluto di quella stagione teatrale. Nell’aprile del 1994 è nominato Direttore del Teatro di Roma, dove mette in scena spettacoli di grande impegno come Aminta di Tasso (1994), Re Lear di Shakespeare (1995), Il Lutto si addice ad Elettra di O’Neill (1997), Questa sera si recita a soggetto di Pirandello (1998). Dal 1° gennaio 1999, Ronconi assume le deleghe per la direzione artistica del Piccolo Teatro di Milano e la direzione della Scuola per attori dello Stabile milanese. Per dare avvio al proprio lavoro al Piccolo, sceglie di allestire La vita è sogno di Calderón de la Barca e Il sogno di Strindberg, presentati nell’inverno del 2000. Nella stagione 2000-2001 dirige Lolita-sceneggiatura di Nabokov, I due gemelli veneziani di Goldoni, Phoenix della Cvetaeva e Candelaio di Bruno; nella stagione successiva Quel che sapeva Maisie di James e Infinities del matematico Barrow. Nell’estate 2002, nella cornice del Teatro greco di Siracusa, allestisce la trilogia Prometeo incatenato di Eschilo, Le Baccanti di Euripide, Le rane di Aristofane (poi portati in scena anche al Teatro Strehler a Milano), mentre, a Ferrara, riallestisce Amor nello specchio di Andreini. L’estate successiva è al Teatro Farnese di Parma con Peccato che fosse puttana di Ford (poi in scena al Teatro Studio a Milano).
Come regista lirico, alla frequentazione dei “classici” dell’opera italiana (come i verdiani Nabucco, 1977, e Trovatore, 1977; Norma di Bellini, 1978; Macbeth, 1980, La Traviata, 1982, Aida, 1985, ancora di Verdi, e Tosca di Puccini 1997) e d’oltralpe (Carmen di Bizet, 1970; Das Rheingold di Wagner, 1979; Don Giovanni di Mozart, 1990 e 1999; Lohengrin, ancora di Wagner, 1999), Ronconi accompagna un interessante lavoro di studio sui territori meno battuti del teatro musicale, come la grande stagione del Barocco italiano (L’Orfeo di Rossi, 1985; l’Orfeo e Il ritorno di Ulisse in patria di Monteverdi, entrambi del 1998; L’incoronazione di Poppea sempre di Monteverdi, 2000) o la produzione operistica contemporanea (Il caso Makropulos di Janácek, 1993; Turn of the Screw di Britten, 1995; Teorema di Battistelli, 1996; Ariadne auf Naxos di Strauss, 2000). Incontro particolarmente felice è quello con la drammaturgia musicale rossiniana, ripetutosi negli anni con una serie di messe in scena di grande successo: Il barbiere di Siviglia (1975), Moïse et Pharaon ou le passage de la Mer Rouge (1983), Il viaggio a Reims (1984), Guglielmo Tell (1988), Ricciardo e Zoraide (1990), Armida (1993), Cenerentola (1998); La donna del lago (2001). Tra le ultime regie liriche, King Lear di Reimann che ha debuttato al Teatro Regio di Torino il 16 ottobre 2001 e nel novembre 2002, al Teatro Réal de Madrid, Giulio Cesare di Haendel. Sua la regia ancora di Moïse et Pharaon con cui si è aperta la stagione 2003/2004 del Teatro alla Scala.
Tra i numerosi premi e riconoscimenti tributatigli in oltre trent’anni di carriera, si ricorda il VI Premio Europa per il Teatro di Taormina Arte, attribuito a Ronconi nell’aprile del 1998. Progetto sogno nel 2000, Lolita nel 2001 e Infinities nel 2002 hanno ottenuto il Premio UBU come migliori spettacoli delle rispettive stagioni teatrali.
MOTIVAZIONE
La Giuria ha assegnato all’unanimità a LUCA RONCONI attore e regista teatrale PREMIO ALLA CARRIERA ALESSANDRO MANZONI – CITTÀ DI LECCO.
Il Premio alla Carriera al regista tra i più innovativi della nostra tradizione teatrale. Scelta quanto mai opportuna, anche perché questo 2010 segna il decennale della sua direzione artistica del Piccolo Teatro di Milano, al quale ha saputo garantire la continuità nelle scelte di altissimo livello che furono di Strehler e Grassi.
Diversi i motivi per cui Luca Ronconi merita un premio alla Carriera intitolato ad Alessandro Manzoni.
Qui è il caso di ricordare la sua lettura teatrale del capolavoro di Carlo Emilio Gadda, “Quer pasticciaccio brutto di via Merulana“, nel 1996.
Ma è l’opera complessiva del Maestro, in cui la coraggiosa ricerca dell’innovazione mira sempre a far risaltare la classicità delle scelte – come Ariosto, Calderon, Pirandello – a meritare questo importante riconoscimento.