SALVATORE NIFFOI, RITORNO A BARAULE, Adelphi

2007MOTIVAZIONE
Un ritorno che è un viaggio nella memoria e nei suoi incubi. Alla ricerca della verità su se stesso, stremato dall’età e dalla malattia, il protagonista di questo “giallo” di respiro epico e solenne riscoprirà, accumulando le tessere di un mosaico tanto enigmatico quanto feroce, le passioni ancestrali di una terra che non conosce mediazione tra l’odio e l’amore. La Sardegna del romanzo di Niffoi parla la lingua densa e ispida, sospesa e irreale dei suoi paesaggi.

RITORNO A BARAULE
Ma perché mai, dopo tanti anni passati in continente, Carmine Pullana era tornato al paese? Per sapere, finalmente, la verità. Per cercare le tessere che mancavano al mosaico della sua vita, e morire in pace. Per scoprire, innanzitutto, che cosa era accaduto la notte in cui negli stagni davanti a Baraule era stato trovato il corpo straziato di Sidora Molas e nella rete di Martine Ragas, noto Polifemo, era rimasta impigliata quella «cosa informe che sembrava un coniglio scuoiato, una spugna rossa inzuppata di sangue», e invece era un neonato, «un innocente che non aveva neanche la forza di piangere». Martine l’aveva messo ad asciugare pancia al sole dentro il berretto, e la creatura aveva ripreso a respirare. «Questo è uno che non vuole morire» aveva pensato il pescatore. «Qualcuno lo ha rispedito indietro dall’inferno». Lo aveva portato a sua sorella Battistina, che lo aveva battezzato con l’acqua del pozzo. Carmine, Carmineddu, un angelo venuto dal mare: questo era per loro. Poi però Martine l’aveva venduto a un proprietario barbaricino che aveva la moglie «vurvi arrunciunia», e Battistina era morta dal dolore. Quelli lo avevano fatto crescere da signore, lo avevano fatto studiare, e Carmine era andato all’università ed era diventato chirurgoanzi, era diventato «il salvatore dei bambini col cuore guasto». Ma sempre, per tutti quegli anni, aveva rivolto a Dio la stessa tormentosa e dolente richiesta: di fargli scoprire un giorno il nome di suo padre e di sua madre. E adesso che dentro il petto aveva quel «cane che gli addentava i polmoni», e quando tossiva sputava sangueadesso era arrivato il momento di sapere.

salvatore-niffoi-07SALVATORE NIFFOI
È stato insegnante di scuola media fino al 2006. Vive a Orani, piccolo centro della Barbagia in provincia di Nuoro. Si è laureato in lettere a Roma nel 1976 con una tesi sulla poesia dialettale sarda. Scrive il suo primo romanzo, Collodoro, nel 1997, edito dalla casa
editrice nuorese Solinas. Nel 1999 inizia il sodalizio con la casa editrice Il Maestrale,
con la quale ha pubblicato i successivi romanzi: Il viaggio degli inganni (1999),
Il postino di Piracherfa (2000), che nel 2004 è stato tradotto in Francia, Cristolu
(2001), La sesta ora (2003). Con i romanzi La leggenda di Redenta
Tiria, La vedova scalza e Ritorno a Baraule l’editore è diventato la
casa editrice Adelphi di Milano; è proprio con La vedova scalza
che ha vinto il Premio Campiello 2006.